Torino, Santuario della Consolata, 19 febbraio 2022
Carissime sorelle e carissimi fratelli, tutti: religiose e religiosi, laiche e lai-ci, diaconi e presbiteri.
Come potete anche solo immaginare, ho il cuore colmo di emozione e all’interno c’è un guazzabuglio di sentimenti. Vi è certamente una profonda e intensa gratitudine al Signore, che mi invita ancora una volta e in maniera sempre più radicale alla sua sequela e al dono di me; e al carissimo papa Francesco, che mi ha scelto con un atto di grandissima fiducia. Ma confesso anche che in questi giorni ho dovuto combattere con l’ansia, sempre frutto del Nemico quando ci separa da Cristo e dai fratelli e ci fa sentire soli. Al di sotto però delle onde di superficie, se scendo nel profondo, laddove lo Spirito Santo mi abita, trovo una pace profonda. Mi consolano in particolare tre cose. La prima è che io sono certo di non aver mai cercato in alcun modo un ministero come quello che oggi mi viene affidato. Ho avuto la grazia in questi anni di avere tantissimi contatti, che mi hanno arricchito nel mio percorso teologico e nella mia vita di fede. Ma ho sempre incontrato le persone per quello che erano, senza secondi fini. E per questo, la mia nomina ad arcivescovo di Torino e vescovo di Susa era umanamente del tutto imprevedibile. Non può essere opera semplicisticamente umana. Nella fede la leggo come l’opera della fantasia e dell’estro dello Spirito. E vivo allora sicuro che come la mano di Dio non mi ha mai abbandonato in questi anni e come, anzi, la sua presenza si è fatta con il tempo sempre più intensa, così continuerà ad affiancare i miei passi. Sono con Lui; e questo è anche ciò che desidero sempre di più, quello che più davvero mi interessa nella vita. E poi ho la grande grazia di dover servire due Chiese che conosco, pur in modo evidentemente diverso. E anche voi conoscete me, con i doni che il Signore ha voluto farmi nella sua immensa bontà e con i miei limiti. La Chiesa di Torino è la mia Chiesa, tanto amata. È qui che ho ricevuto il dono più bello di tutti, quello della fede, quello della compagnia di Cristo. Penso con profonda gratitudine a tutte le sorelle e i fratelli che sono stati e sono per me la testimonianza di Cristo vivente e del suo amore. Penso a voi, con i quali camminiamo insieme; e penso a quelli che sono già nel Signore. Ci sono anche loro, anche oggi, qui. Gabriel Marcel faceva dire ad un personaggio del suo teatro che se il mondo fosse abitato solo da quelli che noi consideriamo i viventi, l’aria sarebbe semplicemente irrespirabile. Questo è particolarmente vero per la Chiesa. La Chiesa di Susa ho avuto modo di conoscerla, invece, soprattutto attraverso diversi incontri di formazione e di ritiro dei preti. Ne ho sempre raccolto la sensazione di una comunità in cui, con semplicità, si serve il Signore e ci si vuole bene. Ecco, mi consola sapere che lo Spirito è già potentemente all’opera e la Chiesa c’è già. Io vi svolgerò un ministero e offrirò quello che umanamente potrò dare. Ma ci saranno altri ministeri e soprattutto ci saremo tutti noi, una cosa sola in Cristo. Le Chiese di Torino e di Susa non hanno solo un glorioso passato, hanno un presente, dove Dio è all’opera perché il Vangelo raggiunga davvero tutti; e per questo, tale presente può essere persino stimolante e avvincente. Mi consola, infine, sapere che come cristiani non siamo certamente una potenza, né dobbiamo esserlo. Non abbiamo da offrire a queste nostre città nulla di tutto ciò che esse possono trovare già altrove e in abbondanza. Possiamo offrire, però, quello che nella nostra povertà Cristo ha deposto e depone continuamente in noi: la straripante bellezza del Vangelo, che può generare senso di vita per i più giovani, sollievo e compagnia per i più anziani, vicinanza e cura per i malati, accoglienza ospitale per tutti i poveri e gli emarginati. Con questi sentimenti, ringrazio ancora di cuore il Santo Padre, e ringrazio l’arcivescovo Cesare Nosiglia, per tutto l’impegno che ha profuso e quello che ancora deve offrire per qualche mese (senza mettere limiti per il prosieguo). Ci affidiamo tutti alla Vergine Consolata, perché continui a suggerirci quello che Cristo ci chiede. Vi voglio bene, confido tantissimo nel vostro bene e nella misericordia che ci useremo gli uni gli altri. Ringrazio sin d'ora le Autorità civili e militari, confidando in una buona collaborazione. Sicuramente avremo modo nei prossimi mesi di incontrarci e di iniziare un dialogo proficuo. Mi scuso sin da adesso con i giornalisti presenti, se non aggiungo altro a questo saluto. Avremo modo di incontrarci in un clima più calmo rispetto alle emozioni di questi giorni e poterci così parlare. Grazie di cuore!
Don Roberto Repole
link alla pagina sul sito della diocesi:
Diocesi di Torino » Sinodo_2021-23
link all'articolo del prof. Franco Garelli:
Carissimi parrocchiani, frequentatori, amici e tutti voi reagliese e reagliesi,
la lettera natalizia di quest’anno assume una fisionomia particolare. Non è più la lettera del solo parroco ma vuol essere una lettera corale, sinfonica, una lettera a più voci, la lettera della comunità parrocchiale di Reaglie. Ecco le ragioni di questa scelta:
Il 9-10 ottobre di quest’anno è iniziata la prima fase del Sinodo 2021-2023 dal titolo programmatico “Per una chiesa sinodale: Comunione, partecipazione e missione”. Come sapete, “sinodo[1]” indica l’esigenza vitale di “Camminare insieme” (parola e idea tanto cara al Card. Pellegrino!) ossia di vivere, dialogare, e agire insieme, senza la quale nessuna società e tanto meno la chiesa può sussistere. Il documento preparatorio al sinodo ha elencato gli obiettivi per attuare una sinodalità che dia forma, stile e struttura alla Chiesa:
• fare memoria di come lo Spirito ha guidato il cammino della Chiesa nella storia e ci chiama oggi a essere insieme testimoni dell’amore di Dio;
• vivere un processo ecclesiale partecipato e inclusivo, che offra a ciascuno – in particolare a quanti per diverse ragioni si trovano ai margini – l’opportunità di esprimersi e di essere ascoltato per contribuire alla composizione del Popolo di Dio;
• riconoscere e apprezzare la ricchezza e varietà dei doni e dei carismi che lo Spirito elargisce in libertà, per il bene della comunità e in favore dell’intera famiglia umana;
• sperimentare modi partecipativi di esercitare la responsabilità nell’annuncio del Vangelo e nell’impegno per costruire un mondo più bello e più abitabile;
• esaminare come nella Chiesa vengono vissuti la responsabilità e il potere, e le strutture con cui sono gestiti, facendo emergere e provando a convertire pregiudizi e prassi distorte che non sono radicati nel Vangelo;
• accreditare la comunità cristiana come soggetto credibile e partner affidabile in percorsi di dialogo sociale, guarigione, riconciliazione, inclusione e partecipazione, ricostruzione della democrazia, promozione della fraternità e dell’amicizia sociale;
• rigenerare le relazioni tra i membri delle comunità cristiane come pure tra le comunità e gli altri gruppi sociali, ad esempio comunità di credenti di altre confessioni e religioni, organizzazioni della società civile, movimenti popolari, ecc.;
• favorire la valorizzazione e l’appropriazione dei frutti delle recenti esperienze sinodali a livello universale, regionale, nazionale e locale.
Con molta concretezza il card. Mario Grech, segretario generale del sinodo dei vescovi, ha rivolto a donne e uomini di Azione Cattolica un’esortazione che vale anche per tutti noi:
“Vi chiedo pertanto, di entrare con spirito di autentica comunione nel processo sinodale in corso, non con atteggiamento di rivendicazione e contrapposizione, ma di ascolto e di collaborazione. Affiancatevi con gioia ai vostri pastori: ascoltateli quando vi parlano con l’autorità di cui il Signore li ha rivestiti, conformatevi con sincera adesione del cuore alle loro direttive pastorali, scuoteteli quando li trovate indolenti, rincuorateli quando li vedete timorosi, correggeteli se in coscienza vi sembra che siano in errore, e prolungate la loro azione laddove da soli non potrebbero arrivare”.
In questo clima di sinodalità, consapevoli del fatto che camminiamo insieme, viviamo sullo stesso territorio, respiriamo la stessa aria, condividiamo problemi, gioie e pene, probabilmente ci conosciamo poco e anche quando i nostri cammini si incrociano forse non ci salutiamo nemmeno, intendiamo, in questo Natale e in questa fine e inizio del Nuovo Anno, dirvi che siete importanti per noi, qualunque sia il vostro credo, perché riteniamo che tutti abbiano una propria visione del mondo, una propria scala di valori alla quale aderire e secondo la quale orientare la propria vita, e quindi un proprio credo e desideriamo augurare a tutti voi, di tutto cuore un buon Natale e un migliore Anno Nuovo.
Cogliamo l’occasione per dirvi che quando incrociate o incontrate il parroco o noi membri frequentanti la chiesa non dovete sentirvi lontani dalla nostra amicizia per il fatto che non frequentate la nostra comunità qualunque ne siano i motivi. Certo è gradito a noi e gentile da parte vostra presentarvi al parroco o ad altri membri della comunità quando prendete dimora a Reaglie ma al di sopra di tutto c’è la libertà di ogni persona che intendiamo rispettare.
Non occorreva il sinodo per insegnarci che lo Spirito soffia dove vuole, che i talenti e i doni sono diffusi ovunque e in tutti, e che quindi è sempre arricchente dialogare e apprendere gli uni dagli altri. Il sinodo però ci sollecita a raccogliere il contributo di riflessioni, consigli, proposte e critiche da qualunque parte vengano. Vi siamo quindi grati se ci farete pervenire il vostro apporto di idee, suggerimenti, consigli, rilievi attinenti alla vita della parrocchia e della chiesa più in generale, ma anche i vostri pensieri su temi e argomenti che ritenete importanti. Lo potete fare sia con un dialogo, sia per iscritto, sia usufruendo delle varie modalità di comunicazione.
Il covid ha molto penalizzato la vita comunitaria e associativa e quindi anche la nostra parrocchia. Le poche ma significative iniziative (festa patronale, martedì di Reaglie, ore di adorazione, viaggi e pellegrinaggi, incontri dell’associazione Noi Reaglie APS, ecc,) hanno subìto una sospensione. Si è tentato con il gruppo (aperto) Amici di Noi-Reaglie in whatsapp di attivare un canale di comunicazione tra alcuni membri della comunità ai quali si sono aggregate altre persone (vi sono partecipanti di Pinerolo, Giaveno, Cuneo, Roma, Palermo ecc.). Abbiamo anche offerto la possibilità di partecipare ad incontri “virtuali” utilizzando la piattaforma Zoom al mercoledì alle ore 21. Riteniamo valide queste iniziative ma constatiamo che le persone che vi aderiscono sono troppo poche. Chiunque desideri partecipare è bene accetto. Per aderire al gruppo whatsapp basta segnalare il proprio numero di cellulare con una e-mail alla parrocchia: parrocchia.reaglie@gmail.com mentre per ricevere l’invito agli incontri Zoom è sufficiente una e-mail sempre allo stesso indirizzo.
Per facilitare l’incontro e il dialogo il parroco si impegnerà ad essere presente in parrocchia, oltre che per appuntamento, un giorno ogni settimana in tarda mattinata e nel tardo pomeriggio. Stiamo anche pensando di attivare un luogo di ascolto con la presenza di un membro maschile e uno femminile della nostra comunità.
Vi ringraziamo per la vostra attenzione ed esplicitiamo i nostri auguri di Buone Feste augurandovi buona salute, tanta serenità e ogni bene!
Don Carlo e la Comunità della parrocchia Assunzione di Maria Vergine di Reaglie.
[1] sìnodo (sostantivo maschile ma ant. anche femminile) [dal lat. tardo synŏdus (f.), deriva dal greco σύνοδος (f.) «adunanza, convegno» [comp. di σύν «con, insieme» e ὁδός «via»]