Carissimi Parrocchiani, amici, frequentatori della nostra Parrocchia,
accingendomi a rivolgervi gli auguri di Buon Santo Natale, mi viene spontaneo domandarmi: è ancora attuale il Natale? Se lo è, come celebrarlo e viverlo? L’esperienza di ogni giorno ci conferma non solo l’opportunità ma la necessità di continuare a festeggiare il Natale. Infatti, campanelli di allarme suonano ogni giorno. Finché ci saranno esseri subumani che ghignano al pensiero che dei bambini si possano ammalare in seguito ai loro delinquenziali inquinamenti, bisognerà non solo festeggiare il Natale ma meditarlo e viverlo coerentemente. Ritengo infatti, che il Natale svolga anzitutto una funzione di promozione umana, di umanizzazione. Ancor oggi prospera il mito o la favola illuminista secondo la quale ogni uomo nascendo è dotato di un inossidabile corredo di umanità imperdibile, che la società (Rousseau) o la religione ostacolerebbero o comprometterebbero. Evidentemente a costoro la storia (nazismo, stalinismo, khmer rossi ecc.) non ha insegnato nulla.
Ora il Natale di Gesù che visse beneficando, sanando e donando la vita per tutti ci persuade dolcemente ma risolutamente a passare dalla nostra nativa dotazione di egoismo, indifferenza, cuore duro (sclerocardia) e rapacità, alla scoperta della preziosità di ogni esistenza umana, dall’inizio alla fine, da quella più fortunata a quella apparentemente più povera. Dire che il Natale rende più buoni non è una banalità ma una luminosa verità a patto che ci si ponga in ascolto del messaggio del Natale. Come bisogna essere ottusi, aridi di cuore e quindi poveri di umanità per non rimanere estasiati di fronte ad un bambino in culla o nel passeggino, così di fronte al presepe che ci parla del bambino di Betlemme e di tutti i bambini di ogni tempo e di ogni luogo, non solo di quelli che godono di un caldo focolare ma anche di quelli che patiscono il freddo e il gelo non solo climatico ma anche sociale, non ci si può non aprire ad una visione nuova della vita e ad un comportamento più positivo e oblativo verso ogni essere umano.
Se poi ci lasciamo illuminare dalla fede cristiana e riconosciamo nel bambino di Betlemme non un semplice bambino ma il venire a noi di Dio nella fragilità dell’esistenza umana, l’identificarsi di Dio con la nostra condizione umana grande e miserabile (Pascal) per non abbandonarla mai più, la più radicale comunicazione che Dio fa di se stesso alla nostra umanità (K. Rahner), allora il Natale non si limiterà a valorizzare la nostra umanità, che non è poca cosa, ma dilaterà il nostra sguardo di fede (nel Natale trova vera luce il mistero dell’uomo cf GS 22) e ci infonderà una robusta speranza (“svela anche pienamente l’uomo a se stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione” ivi). Facendosi uomo “il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo. ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con intelligenza d’uomo, ha agito con volontà d’uomo, ha amato con cuore di uomo: nascendo da Maria vergine, egli si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché nel peccato. …Soffrendo per noi non ci ha dato semplicemente l’esempio perché seguiamo le sue orme, ma ci ha anche aperto la strada: se la seguiamo, la vita e la morte vengono santificate e acquistano nuovo significato” (ivi).
Il Natale ci infonde anche la speranza illuminandoci sulla sorte nostra e dei nostri cari: “La rivelazione divina, afferma che l’uomo è stato creato da Dio per un fine di felicità oltre i confini delle miserie terrene. Dio infatti ha chiamato e chiama l’uomo a stringersi a lui con tutto il suo essere, in una comunione perenne con l’incorruttibile vita divina… e al tempo stesso ci dà la possibilità di una comunione nel Cristo con i nostri cari già strappati dalla morte, dandoci la speranza che essi abbiano già raggiunto la vera vita presso il Padre” (GS 18).
È merito del Natale se, alla culla di un bambino, non siamo più costretti a sottoscrivere il desolante verdetto di Giobbe: “L’uomo nato da donna, breve di giorni e sazio di agitazioni, spunta come un fiore poi è reciso e fugge come ombra e mai s’arresta” (Gb 14,1-2). Vediamo i cari bambini avvolti dall’amore di Dio che non li abbandona mai, e che vuole comunicare loro una pienezza di vita che non tramonterà mai.
Continuiamo ad allestire i nostri presepi, grandi e piccoli. Soprattutto sostiamo con stupore e gratitudine di fronte ad essi memori della prospettiva di vita che ci dischiudono e assumiamo atteggiamenti consoni ad essa. Non curiamoci degli iconoclasti fanatici e ignoranti che non hanno nulla di meglio da proporre se non il piacere perverso della negazione associato a una buona dose di ignoranza. Gli islamici aperti ammirano Gesù figlio di Maria che attendono come giudice finale. La sua morte di croce, non la sua nascita fa loro problema.
Natale è festa di famiglia e quindi anche la nostra piccola famiglia parrocchiale è in festa, una festa piena di gioia e di gratitudine al Padre che ci ha donato Gesù ma anche a quanti servono con tanta intelligente dedizione la vita della nostra parrocchia. In cima al nostro ricordo e ai nostri auguri poniamo le persone inferme, malate e sofferenti della nostra comunità; tra di esse non poche furono collaboratrici e collaboratori preziosi e operosi; ora servono la comunità con il contributo non meno importante della loro sofferenza.
Auguri riconoscenti vanno anche a quanti oggi prestano il loro sostegno collaborativo alla parrocchia. Il Signore ce li conservi in buona salute. Come faremmo senza di loro?
So di persone che lavorano nella vigna del Signore al di fuori della nostra parrocchia; auguri anche ad esse. Se capita loro di farsi conoscere noi ne saremmo lieti, senza catturarli o distoglierli dalle loro attività importanti. Un augurio infine a tutti voi che con benevolenza paziente partecipate alla vita della nostra comunità e accettate i nostri limiti.
Termino con un appello che all’inizio dell’anno mi permetterò di riprendere. Nella sua venuta in parrocchia per amministrare le cresima il Card. Poletto ha rimarcato quanto sia poco efficiente e disturbante l’impianto termico di cui disponiamo. Chissà se riusciremo, unendo le forze, a trovare una soluzione che renda più confortevoli e meno disturbate le nostre celebrazioni? Buon Natale colmo di tutte le benedizioni del Signore! Don Carlo