Torino 2016 10 09
Carissimi amici parrocchiani di Reaglie, reagliesi e amici tutti,
questa è la nona festa Patronale che celebro con voi e vi devo anzitutto presentare le mie scuse per il lungo silenzio epistolare a cui sono stato indotto in questi anni. Infatti una tenace e torturante dermatite atopica (= di causa ignota) che non mi dava tregua ha ridotto la mia vitalità. Il prurito quasi continuo e le conseguenti notti insonni mi impedivano di concentrarmi, leggere e scrivere. Mi sentivo in sintonia con Giobbe che stava seduto in mezzo alla cenere con un coccio per grattarsi (Gb 2,7-8). Alcuni di voi si sono resi conto dei momenti di difficoltà che ho attraversato anche durante le celebrazioni. Grazie anche per la vostra comprensione e pazienza. Finalmente, in agosto, una cura intensiva di cortisone e di antistaminici e l’acqua e il sole del mare hanno cacciato lo scomodo inquilino e, lo spero, definitivamente. Questa esperienza mi ha fatto capire meglio la situazione dolorosa dei malati, le loro notti insonni, le ragioni del loro nervosismo. Vogliamo bene ai nostri malati e preghiamo per loro!
La dermatite ha anche rappresentato un’avvisaglia dell’età. Ho infatti compiuto in settembre 75 anni, il che significa, secondo il computo severo ma veritiero dei romani, che sono entrato nel 76° anno. Sono nell’anno in cui le disposizioni canoniche richiedono di presentare le dimissioni.
È ancora lecito a 75 anni compiuti e a 76 iniziati sognare?
Ma prima di sognare vorrei doverosamente RINGRAZIARE.
In questi nove anni, grazie a voi, abbiamo reso più confortevole, dotato di riscaldamento e corredato di una cucina il salone adiacente al cortile e aperto l’accesso alla chiesa. Successivamente ci è caduta la classica tegola sul capo. Fuori metafora, la necessità di rifare i tetti della chiesa e della casa parrocchiale. È stata un spesa imprevista e ingente. Anche a questo proposito voi non vi siete tirati indietro. Non per motivi estetici ma per arrestare le infiltrazioni di acqua si è dovuto poi rifare la copertura del terrazzo sovrastante il salone suddetto e ricostruire i pilastrini che si stavano sbriciolando e rischiavano di cadere. Anche a questo proposito la vostra generosità si è manifestata. Molti di voi sanno che le camere della casa parrocchiale vengono utilizzate per il catechismo. Alcuni si sono chiesti se non era giunto il momento di pulire e tinteggiare queste camere per renderle più luminose e più sane a beneficio dei nostri bambini. Anche questo, grazie a voi, è stato fatto. Colgo l’occasione per ringraziare tutti e ciascuno consapevole di non averlo fatto a sufficienza e anche di questo chiedo venia.
E ora permettetemi di SOGNARE.
Uno dei miei crucci è il riscaldamento della chiesa. L’impianto che oggi utilizziamo è vecchio, consuma molto, la resa è scarsa, ed è rumoroso. Di conseguenza, nonostante la buona acustica della chiesa e le molte richieste di concerti non ci è concesso di ospitare concertisti, tenere incontri di preghiera, e alte iniziative spirituali che potrebbero rivitalizzare questa chiesa un po’ fuori mano..
Un altro mio desiderio sarebbe quello di disporre di più catechiste (e catechisti, perché no?). L’esperienza di questi anni ha dimostrato che quando si è riusciti ad avere in una classe due catechiste che preparavano insieme la lezione, che si dividevano i compiti durante l’ora di catechismo e che si sostituivano quando occorreva, i risultati erano migliori. Una piccola appendice: usando sempre di più audiovisivi per le lezioni ci sono utili televisori LDC o Monitor a colori ai quali sia possibile collegare il PC per rendere le lezioni più incisive e gradevoli. Care mamme e nonne (e perché no, papà e nonni?) fatevi avanti. Non potete immaginarvi quante soddisfazioni riservano i vostri figli e nipoti a chi si dedica loro su questioni ben più importanti delle solite partite di calcio e del bolide che ha vinto l’ultimo premio automobilistico. Anche l’animazione del gioco meriterebbe una riflessione (a pochi passi dalla parrocchia c’è un campetto di calcio niente male).
Con i “martedì di Reaglie” intendevamo proporre vari temi di informazione e di formazione ai reagliesi ma l’iniziativa stenta a decollare. La scarsa partecipazione non invoglia a invitare relatori che impegnino una serata per persone che pur attente e fedelissime sono sempre troppo poche. Che cosa suggerite?
Sono lieto di incontrarvi domenica 9 alla festa patronale che anche quest’anno si tiene per la generosa disponibilità di alcuni parrocchiani volontaria ai quali va il mio ringraziamento. Non lasciateli soli!
Gli anni passano, le energie per noi più anziani diminuiscono ma non cessiamo di combattere la buona battaglia con uno sguardo di simpatia rivolto alle nuove generazioni che si affacciano alla vita. Una delle esperienze più belle la vivo la domenica quando si stringono intorno all’altare dai più piccoli ai ragazzi più grandi per il Padre nostro e il segno della pace. Vi confesso che in quel momento i 75 anni non li sento più e mi pare di ricevere un’iniezione di giovinezza.
Il Signore in questa festa patronale, per intercessione di Maria santissima, benedica tutti voi, piccoli e grandi, voi preziosi collaboratori senza i quali non potrei fare nulla, voi anziani e malati che ci date un esempio di coraggio e di eroica lotta contro il male, voi che ci dimostrate una instancabile benevolenza e comprensione nonostante le nostre manchevolezze e i nostri difetti. Il Signore vi conceda la salute del corpo e dello spirito, consolazione dai vostri cari, sostegno dagli amici ed esaudisca i vostri desideri migliori.
Buona festa Patronale!
Don Carlo Collo
Lc 4,16-30
Per ben comprendere il Giubileo cristiano occorre dare il dovuto rilievo all'unico passo del NT in cui viene menzionato l'anno giubilare, Lc 4,16-30 di cui riportiamo solo i vv 16-21:
16 Venne [Gesù] a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere.
17 Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
18 Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi,
19 a proclamare l'anno di grazia del Signore
(κηρύξαι ἐνιαυτὸν κυρίου δεκτόν).
20 Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all'inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui.
21 Allora cominciò a dire loro:
«Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Mt Mc e Lc narrano sostanzialmente lo stesso episodio ma mentre i primi due si limitano a dire che Gesù «viene nella sua patria» (Mc 6,1; Mt 13,54) soltanto Luca afferma che «venne a Nazaret, dove era stato allevato» (Lc 4,16). Soltanto Luca racconta che Gesù «si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo che inizia con: Lo Spirito del Signore è sopra di me...!» (Lc 4,16-18; Is 61,1) e termina con: «predicare un anno di grazia del Signore» (Lc 4,19; Is 61,2). Dopo aver letto questo brano Gesù subito dichiara che proprio "questa Scrittura" si era adempiuta in quel giorno. L'espressione di Is 61,2 tradotta "anno di grazia" si rifà chiaramente alla legislazione del Libro del Levitico sull'anno giubilare (Lev 25,10-13) che abbiamo visto la volta scorsa. A Nazaret quindi Gesù ha proclamato un anno giubilare.
Diversamente dagli altri evangelisti Luca, ha scelto di dare a questo episodio il primo posto nel suo racconto del ministero di Gesù, conferendogli un valore programmatico: a Nazaret Gesù interpreta la sua missione messianica come il compimento di una profezia che annunciava la predicazione di un anno giubilare. Tutto il ministero di Gesù va quindi inteso in questa prospettiva.
Anche il modo con cui il vangelo di Luca cita Isaia rivela una particolare interpretazione dell'anno giubilare. Dopo aver parlato di "proclamare [...] ai ciechi il recupero della vista", Luca ha aggiunto: "rimettere in libertà gli oppressi", espressione tratta da Is 58,6, dove vengono proposte varie iniziative di liberazione («sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo» Con questa aggiunta Lc vuole insistere maggiormente sul fatto che l'anno giubilare deve essere un anno di liberazione. Questo aspetto, già presente nella profezia di Is 61,1-2 che parlava di "proclamare ai prigionieri la liberazione", il Vangelo lo ribadisce, parlando una seconda volta di "liberazione" e lo rafforza in quanto questa seconda volta non si tratta più semplicemente di "proclamare" ma di "rimettere in libertà" effettivamente. Questo orientamento del vangelo collima perfettamente con la comprensione biblica del Giubileo in Lev. 25,10: «Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione (ebraico derur, greco aphesis) nel paese per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo». Questa liberazione era anzitutto per gli schiavi ebrei, ma comprendeva anche la remissione dei debiti. Era prescritta per ogni settimo anno (cf Dt 15,1-3,12 ; Ger 34,13-14), ma in modo speciale dopo sette volte sette anni, cioè nell'anno del giubileo. Il Vangelo riprende con insistenza questa prospettiva per caratterizzare la missione di Gesù. Il fatto non manca di essere illuminante e stimolante per la celebrazione dei nostri giubilei di oggi, che dovrebbero recare un forte contributo alla liberazione delle persone in svariati modi.
Ma se il Vangelo di Lc opera delle aggiunte si permette anche delle soppressioni non meno significative. La citazione originaria di Is 61,2 suonava così: «[mi ha mandato] a proclamare l'anno di grazia del Signore, il giorno di vendetta per il nostro Dio» come a dire: Dio interverrà per liberare il popolo ebraico ma anche per castigare i suoi nemici: Il Vangelo ha intenzionalmente omesso ogni accenno alla vendetta sugli altri popoli. In tal modo ha concentrato il giubileo di Gesù solo sul positivo e gli ha conferito un'apertura universale: il giubileo è portatore di liberazione per tutti.
Questa apertura universale è proprio ciò che i nazaretani non accettavano e ne è prova il loro tentativo fallito di impadronirsi di Gesù a loro vantaggio e la loro reazione stizzosa e polemica nei confronti di Gesù che fa presente come Dio abbia soccorso anche la vedova pagana di Sarepta e il lebbroso straniero siriaco.
Quali insegnamenti traiamo da questo brano evangelico per interpretare e vivere il nostro giubileo di oggi.
1. Gesù non ha proclamato e attuato un giubileo circoscritto all'anno felice del suo intervento nella sinagoga di Nazaret ma ha inaugurato a Nazaret un giubileo perenne, ininterrotto che durerà fino alla fine dei tempi «Tutto il tempo dopo Cristo è il tempo di salvezza; c'è dunque, un unico anno santo, quello inaugurato da Gesù a Nazaret» (Giuseppe De Rosa).
Se quindi «ogni anno è santo per la presenza salvatrice di Cristo» (De Rosa), che senso ha indire un anno santo giubilare - obiettano i cristiani non cattolici -? Occorre che i cattolici si guardino dal dare anche solo l'impressione che il giubileo cristiano venga ad aggiungersi al giubileo perenne inaugurato da Gesù, gli sia esteriore e ulteriore cosi come l'anno della misericordia non comporta che «il perdono dei peccati sia dato da Dio con maggiore liberalità» (De Rosa).
Scopo dell'Anno Santo, del Giubileo, dell'Anno della Misericordia è riannunciare rimemorare l'anno di grazia inaugurato da Gesù, aiutare gli uomini a reimmergersi sempre più profondamente nel flusso di grazia misericordiosa che ci precede, ci sorregge e ci sospinge verso il perdono e il rinnovamento che possiamo ben definire "santità". Il Giubileo riattualizza oggi la supplica paolina "lasciatevi riconciliare con Dio" e pertanto non consiste in primo luogo nel fare noi qualcosa ma piuttosto nel lasciare che Dio operi in noi. Qui ci soccorre il significato del sabato come "cessazione" [dal lavoro], come "lasciare riposare la terra" riconsegnandola nelle mani di Dio. Il Giubileo deve permettere a Dio di proseguire in noi la sua opera di liberazione.
2. Se quanto illustrato nel punto precedente costituisce la basilare e previa verità del giubileo sia ebraico che cristiano, non è però il tutto. Gesù appropriandosi del programma dell'anonimo profeta postesilico di Is 61 si dice mandato ad annunciare e a compiere tutta una serie di interventi di sanazione e di liberazione, accentuando e intensificando addirittura il fare rispetto all'annunciare. La previa liberazione operata da Dio esige l'impegno a vivere nella libertà e a operare la liberazione del prossimo (molti passi dell'AT e La lettera ai Galati). Questo richiamo normativo non è privo di conseguenze per una retta interpretazione e attuazione del giubileo. Un giubileo che si concentri esclusivamente sul perdono dei peccati inteso in una prospettiva individualistica disinteressandosi sia del peccato strutturale che induce a peccare sia delle conseguente dei peccati che cristallizzano in forme alienanti e oppressive è votato all'insignificanza e a dissolversi in uno spiritualismo disincarnato ma soprattutto – e ciò è ancor più grave - a tradire lo spirito perennemente valido del giubileo ebraico e del giubileo di Gesù come appare in Lc 4.
Dai «Discorsi» di san Leone Magno, papa (Disc. 6 sulla Quaresima, 1, 2; PL 54, 285-287)
Sempre, fratelli carissimi, della grazia del Signore è piena la terra (Sal 33, 5) e la stessa natura, che ci circonda, insegna a ciascun fedele a onorare Dio.
Infatti il cielo e la terra, il mare e quanto si trova in essi proclamano la bontà e l'onnipotenza del loro Creatore.
E la meravigliosa bellezza degli elementi, messi a nostro servizio, non esige forse da noi, creature intelligenti, un doveroso ringraziamento?
Ma ora ci viene chiesto un completo rinnovamento dello spirito: sono i giorni dei misteri della redenzione umana che precedono più da vicino le feste pasquali. È caratteristica infatti della festa di Pasqua, che la Chiesa tutta goda e si rallegri per il perdono dei peccati: perdono che non si concede solo ai neofiti [neobattezzati], ma anche a coloro che già da lungo tempo sono annoverati tra i figli adottivi.
Certo è nel lavacro di rigenerazione che nascono gli uomini nuovi, ma tutti hanno il dovere del rinnovamento quotidiano: occorre liberarsi dalle incrostazioni proprie alla nostra condizione mortale. E poiché nel cammino della perfezione non c'è nessuno che non debba migliorare, dobbiamo tutti, senza eccezione, sforzarci perché nessuno nel giorno della redenzione si trovi ancora invischiato nei vizi dell'uomo vecchio.
Quanto ciascun cristiano è tenuto a fare in ogni tempo, deve ora praticarlo con maggior sollecitudine e devozione, perché si adempia la norma apostolica del digiuno quaresimale consistente nell'astinenza non solo dai cibi, ma anche e soprattutto dai peccati.
A questi doverosi e santi digiuni, poi, nessuna opera si può associare più utilmente dell'elemosina, la quale sotto il nome unico di «misericordia» abbraccia molte opere buone. In ciò i fedeli possono trovarsi uguali, nonostante le disuguaglianze dei beni. L'amore che dobbiamo ugualmente a Dio e all'uomo non è mai impedito al punto da toglierci la possibilità del bene. Gli angeli hanno cantato: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama» (Lc 2, 14).
Ne segue che diventa felice e nella benevolenza e nella pace, chiunque partecipa alle sofferenze degli altri, di qualsiasi genere esse siano. Immenso è il campo delle opere di misericordia.
Non solo i ricchi e i facoltosi possono beneficare gli altri con l'elemosina, ma anche quelli di condizione modesta o povera. Così disuguali nei beni di fortuna, tutti possono essere pari nei sentimenti di pietà dell'anima.
"la pratica cristiana dei giubilei ha inizio nell'Antico Testamento e ritrova la sua continuazione nella storia della Chiesa" (Tertio Millennio Adveniente, 11).
Il testo fondante del giubileo Biblico è Levitico 25,10
"Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nel paese per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia"
Per capire la vera natura del Giubileo occorre partire dal Sabato [Shabbat] e attraverso l'Anno Sabbatico giungere al Giubileo:
Quindi parliamo di "un sabato, un sabatissimo e un super sabatissimo" (C. De Sante).
Il sabato [yom shabbat] in onore del Signore è il giorno della cessazione [dal lavoro] a immagine di Dio creatore che si è riposato e dell'uscita dalla schiavitù d'Egitto.
L'anno sabbatico [shenat shabbaton], descritto in Lv 25,2 ("Quando entrerete nel paese che vi do, la terra dovrà avere il suo shabbat consacrato al Signore"), è nell'arco dei sette anni quello che il giorno sabbatico è nell'arco della settimana [shavua].
"il settimo anno sarà come sabato, un riposo assoluto per la terra, un sabato in onore del Signore; non seminerai il tuo campo e non poterai la tua vigna. 5 Non mieterai quello che nascerà spontaneamente dal seme caduto nella tua mietitura precedente e non vendemmierai l'uva della vigna che non avrai potata; sarà un anno di completo riposo per la terra. 6 Ciò che la terra produrrà durante il suo riposo servirà di nutrimento a te, al tuo schiavo, alla tua schiava, al tuo bracciante e al forestiero che è presso di te; 7 anche al tuo bestiame e agli animali che sono nel tuo paese servirà di nutrimento quanto essa produrrà".
Ed eccoci al Giubileo [shenat jôbel] ... Lv 125 11-17:
"Il cinquantesimo anno sarà per voi un giubileo; non farete né semina, né mietitura di quanto i campi produrranno da sé, né farete la vendemmia delle vigne non potate. 12 Poiché è il giubileo; esso vi sarà sacro; potrete però mangiare il prodotto che daranno i campi. 13 In quest'anno del giubileo, ciascuno tornerà in possesso del suo. 14 Quando vendete qualche cosa al vostro prossimo o quando acquistate qualche cosa dal vostro prossimo, nessuno faccia torto al fratello. 15 Regolerai l'acquisto che farai dal tuo prossimo in base al numero degli anni trascorsi dopo l'ultimo giubileo: egli venderà a te in base agli anni di rendita. 16 Quanti più anni resteranno, tanto più aumenterai il prezzo; quanto minore sarà il tempo, tanto più ribasserai il prezzo; perché egli ti vende la somma dei raccolti. 17 Nessuno di voi danneggi il fratello, ma temete il vostro Dio, poiché io sono il Signore vostro Dio".
Quattro sono quindi gli imperativi dell'anno giubilare alcuni dei quali comuni all'anno sabbatico e al sabato:
in una parola si doveva tornare a vivere come fratelli.
Questa è la condizione per "abitare la terra" (Levitico 25,18).
Diversamente le ingiustizie, le divisioni e le lotte la renderebbero inabitabile, e la sorte dell'uomo sarebbe l'esilio.
Nella teologia dell'anno giubilare si concentra tutta una molteplicità di temi biblici e spirituali che da sempre hanno alimentato e continuano ad alimentare la vita del popolo ebraico. Tra i più importanti di questi aspetti sono da ricordare i seguenti:
1. Solo Dio è proprietario della terra:
Facendo shabbat, la terra viene sottratta al possesso dell'uomo, alla sua pretesa di dominarla.
"La terra è mia e voi siete presso di me come forestieri e pellegrini" (Levitico, 25 23): nella terra l'uomo è "forestiero" e "inquilini" nel senso che ne è ospite in quanto ospitato da Dio che ne è l'unico e legittimo proprietario.
2. La gratuità:
Se l'uomo vive in una terra che non è sua ma di Dio, egli vive in forza di una gratuità che proviene dall'amore disinteressato di Dio:
"La terra produrrà frutti, voi ne mangerete a sazietà e vi abiterete tranquilli. Se dite: Che mangeremo il settimo anno, se non semineremo e non raccoglieremo i nostri prodotti?,io disporrò in vostro favore un raccolto abbondante per il sesto anno ed esso vi darà frutti per tre anni" (Levitico 25, 19-21).
3. La giustizia:
Se la terra è dono che Dio destinata a tutti e per tutti ogni volontà umana di accaparramento che contrasti con questa destinazione universale è peccato contro Dio e contro il prossimo.
La giustizia, cuore del messaggio biblico e soprattutto profetico, richiede di riconoscere l'amore gratuito di Dio nel mondo e di assecondarlo assumendolo come principio del proprio agire e del proprio essere.
Per questo, secondo i profeti, è "dalla giustizia", cioè dall'agire giusto, che fiorisce "la pace", la pienezza dei beni per tutta l'umanità (cfr Isaia 32, 15-20).
4. La fine delle disuguaglianze e delle ingiustizie:
L'affermazione che la terra è di Dio, richiede il superamento di tutte le forme di sfruttamento e di sperequazione, quelle che riguardano i beni della terra "le terre non si potranno vendere per sempre" Lv 25,23) evitando l'accumulo di proprietà in poche mani, il latifondismo e soprattutto quelle che riguardano il dominio l'uomo nei confronti dell'altro uomo. "54 Se [il fratello Israelita venduto come schiavo] non è riscattato in alcuno di quei modi, se ne andrà libero l'anno del giubileo: lui con i suoi figli. 55 Poiché gli Israeliti sono miei servi; miei servi, che ho fatto uscire dal paese d'Egitto. Io sono il Signore vostro Dio» cioè le forme di possesso dell'altro uomo, la schiavitù.
5. Il perdono:
L'affermazione secondo cui l'anno giubilare richiama ed esige il perdono, coincidendo il suo inizio con la celebrazione di yom kippur, la grande festa della riconciliazione: "Al decimo giorno del settimo mese... nel giorno dell'espiazione, farete squillare la tromba per tutto il paese" (Levitico 25, 9). L'anno giubilare istituisce la possibilità di un nuovo inizio, perché spezza non solo il determinismo delle sperequazioni sociali ma quello della stessa colpa.
La tromba shofar con cui si annunciava questo anno particolare era ricavata da un corno d'ariete, in ebraico Yobel.
Il termine, da cui deriva la parola Giubileo, nel linguaggio scritturistico inizialmente indicava l'ariete o il caprone, poi il corno del caprone e infine la tromba fatta con il corno stesso.
Preghiera del mitzvah recitata ascoltando il suono dello shofar
Baruch attah, //Adonai elohenu, // melech haolam, // ahsher kidshanu // bemitzvotav vtzevanu // lishmoah kol shofar
Benedetto sei Tu, // Signore Dio nostro, // Re dell'universo, // che ci fai santi con le mitzvot [precetti] // e ci chiami ad ascoltare il suono dello shofar.
6. La reintegrazione del mondo o realizzazione messianica:
L'affermazione secondo cui l'anno giubilare richiama l'instaurazione dell'era messianica, in cui cesseranno tutte le sofferenze e le violenze.
Se per un verso questa epoca acquista i tratti di un futuro sempre più lontano, scandito sul ritmo dei millenni ai quali seguirà l'anno giubilare del cinquantesimo millennio, per l'altro più propriamente essa coincide con il ritorno alle origini, con il realizzarsi della terra del progetto di Dio.
È difficile sostenere che tutte le richieste del giubileo ebraico siano state sempre e dovunque onorate in Israele, ma rimane vero che il giubileo ebraico "resta nella storia umana come magnifico ideale a cui ispirarsi per la costruzione di una società fondata sulla fraternità, sulla dignità della persona umana, sulla giustizia e sulla condivisione della terra e dei beni della terra" (G. De Rosa, 18).
Benedetto sia Dio, Padre nostro e Padre di tutti,
che ci illumina e ci fa vivere
con la sua parola di verità e di vita!
A.M.D.G.
(Compilato da d. Carlo Collo avvalendosi di fonti tra cui gli scritti di Maria Guarini e di Giuseppe De Rosa)
NB: Il lettore volenteroso che desidera leggere i testi biblici principali sul sabato, sull'anno sabbatico e sul giubileo, potrà avvalersi della raccolta di testi veterotestamentari qui allegata.
È altamente raccomandabile rintracciare i testi antologici nella Bibbia, per leggerli nel loro contesto!
Ai parrocchiani e amici di Reaglie per la Pasqua 2015
“Pasqua, una riserva inesauribile di speranza”
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